Riflessione circa : “Il nostro mondo come teatro dell’Essere e del Nulla” Dio nella Sua onnipotenza ha avuto un “ripensamento” nel momento in cui si è reso conto di aver creato l’uomo inc

Pubblicato il da Iacolare Francesco Saverio

Dio nella Sua onnipotenza ha avuto un “ripensamento” nel momento in cui si è reso conto di aver creato l’uomo incompiuto”? Come è possibile un ripensamento per Colui ch’è Onnipotente? Poniamo come vero ciò, e, diciamo, che questo lo ha costretto ,come atto di amore estremo , a farsi uomo per meglio conoscere l’uomo? Purtroppo sembra che questa “conoscenza” ci sia stata impedita o vietata,o, peggio ancora la morte di Cristo in croce sia stata vista come un fallimento del disegno di Dio? Non a caso, Davide Maria Turoldo,nei suoi percorsi spirituali, in modo particolare nel libro “il Dramma è Dio”, nel ripensare al racconto biblico della Genesi, circa il peccato originale commesso da Adamo, e tutte le conseguenze delle sofferenza presente nel mondo , si è posto il dubbio circa la colpevolezza dell’uomo, smentita a sua volta da una rivelazione apocrifa. Questa ci racconta che Dio aveva manifestato a Lucifero  la volontà di fare  abitare l’universo da una  creatura diversa, quale l’uomo; Lucifero non accettò la presenza  di una intelligenza nelle creazione opponendosi all’avvento della coscienza e della razionalità. Questa ribellione verso Dio, vista come negazione  del Padre, crea la frattura di continuità dello atto di amore tra l’angelo e Dio. Questa versione apocrifa esclude l’uomo da qualsiasi implicazione, non solo, ma egli non era stato ancora creato. Ciò ci porta a ribadire che, se vi è stato un peccato “originale”, questo riguarda un “tempo” non “tempo” dell’uomo. Tuttavia il risentimento di Lucifero ha in sé una dimensione antropomorfica, quale quella dell’invidia, causa di un possibile “disturbo” circa la presenza dell’uomo. Noi temiamo che  questa considerazione non sia corretta perché ha posto il limite e l’elemento tempo in un contesto ove tutto è eterno. La rivelazione apocrifa appartiene alla sfera della razionalità, quindi non è oggetto di fede ma, solo,della ragione. Da un punto di vista teologico confessiamo la nostra ignoranza nell’affrontare tali argomenti: tuttavia, bisogna dire e riconoscere che il regno del male inizia, prima ancora che nascesse l’uomo. Questo ci pone un altro grande tema circa  la radice ontologica del male, infatti come è possibile “pensare “ il male fuori dalla dimensione mondana? Nella storia della teologia della chiesa vi è stata da parte dei suoi “padri” una grande difficoltà di “presentare” l’Uomo, infatti il cristianesimo si è posto in modo conflittuale nei confronti dell’uomo nel momento del passaggio dalla concezione teocentrica medioevale, all’antropocentrismo dell’Umanesimo. Il cristianesimo ha avuto sempre una dimensione conflittuale nei confronti dell’uomo perché ha  visto il lui lo strumento di diffusione del peccato originale,nello stesso momento lo vedeva fratello di Cristo, cioè come luogo dell’incarnazione. Ciò  ha condotto i teologi ad un percorso intellettuale che ha cercato di “offuscare” l’antropologia cristiana e mettendo in grande risalto la spiritualità di Dio, imponendo la “conoscenza” dell’uomo partendo da Dio, senza considerare che l’incarnazione è il luogo di partenza per la conoscenza umana. Questa mancata riflessione ha fatto della teologia l’interlocutrice di Dio nella presunzione che questa potesse parlarci di Dio ,che nessuno conosce, ignorando che Il Padre ha mandato il figlio per farsi conoscere, e quindi porsi nella condizione di ascolto della Parola di Dio. Nella versione canonica, Adamo ha subito la violenza malefica di Lucifero senza alcuna possibilità di “difesa” in quanto creato “puro” e “ingenuo”, pagando le conseguenze di una creazione “dimenticata” , o abbandonata, nel momento in cui è stato cacciato dall’Eden e interrompendo ogni comunicazione di “vita” dando luogo alla “morte” ,e quindi al male  che ha sconvolto il disegno originale di Dio e facendo precipitare l’uomo nell’oblio. Tutto ciò può essere considerato frutto del libero arbitrio? Cioè di una possibile consapevolezza dell’azione umana liberando Dio da qualsiasi implicazione in quanto è unicamente Bene? La riflessione, circa il peccato originale, ci pone un drammatico interrogativo cioè: come è possibile che il primo gesto dell’uomo sia stato quello di tradire il Padre? Turoldo aggiunge: “ il peccato è congenito alla natura umana, questi appartiene alla storia di tutti e di sempre. Un’affermazione che lo spinge a rivolgersi a Dio dicendo : “O Dio che non sia il progetto ad essere sbagliato”? In questa affermazione si può leggere implicitamente che Dio, all’atto della creazione, abbia dovuto per forza creare un essere inferiore e non perfetto come il Suo Essere Assoluto, sarebbe stato un altro Dio e ciò non era possibile. In questo grande succedersi di eventi, sul grande palcoscenico del teatro del mondo ,vi sono due grandi misteri che mai potranno essere “compresi”. L’Essere e il Nulla. Non possiamo pensare all’Essere immobile, Egli è sempre divenente perché la creazione non si è mai fermata perché essa coincide con l’azione divina, di conseguenza l’uomo, essendo coocreatore, è parte integrande dell’azione divina, quindi come tale è in continuo divenire. Tuttavia noi ci poniamo una riflessione che ci porta a considerare Dio in movimento. Ma Egli è perfetto  e quindi come tale non ha bisogno di nulla togliere né mettere alla Sua Perfezione, allora dove tende il movimento? L’altro mistero è il Nulla  che non può essere inteso come il niente, il non essere. Nella Genesi si legge :”Dio creò il mondo dal nulla.” Allora bisogna considerare il Nulla come il serbatoio della creazione eterna? L’uomo creato fragile, e indifeso, è stato facile preda del ribelle Lucifero che,da portatore di luce si è trasformato in portatore di tenebre. Questi “eventi” hanno dato vari argomenti a favore della tesi di Turoldo. Qualche decennio prima, circa sessant’anni, Erich Fromm portava a conoscenza a Albert Eistein   parte delle proprie ricerche nelle quali affermava che , la violenza e l’aggressività fanno parte del patrimonio genetico dell’uomo. Un’ipotesi antropologica che ha posto le tenebre di Lucifero sulla teologia della creazione. Fromm ci ricorda che fin dall’età del ferro vigeva l’idea della distruttività “innata” nell’uomo. Questa versione pone una grande riflessione di natura ontologica circa la creazione dell’uomo e il suo libero Arbitri0, questa  non potrà mai essere considerato come libertà. Libertà è il vero nome di Dio, l’uomo tende verso la libertà ma non potrà mai essere libero perché sarebbe Dio. Dio è l’archetipo, è il modello Assoluto di sé come puro spirito, è la qualità prima che ci sarà sempre sconosciuta nella dimensione mondana. Non sappiamo se  lo storicizzarsi, mediante l’incarnazione, ha posto il limite della conoscenza -e non poteva essere altrimenti data la nostra natura finita –tra due entità, una intellettiva e puro spirito, l’altra come realtà concreta e quindi oggetto della conoscenza. Noi cattolici non sapremmo pensare ad un mondo privo dell’Incarnazione. Questa è la Via attraverso la quale l’uomo dovrà recuperarsi dalla diaspora mediante la ricerca del proprio simile. Un cammino obbligato ci ha condotto a cercare Dio attraverso un contesto di grande “inflazione” religiosa, che ha fatto, e continua a fare, un uso blasfema del nome di Dio. Attraverso i secoli tutte le religioni sono state, e sono postulatorie e conflittuali nelle richieste al Padre. Ciò ha provocato guerre di religioni facendo dividere sempre di più la comunità umana. Una delle tante cause della frantumazione delle religioni, in modo particolare quella cristiana, è stata l’insufficienza di separare la cristianità dalla laicità, ignorando che Cristo era laico e non è venuto a portare nessuna religione ma, a testimoniare un’esistenza quale Via per ricongiungersi a Dio. Infatti: l’incarnazione ,secondo il grande gesuita  Teilhard de Chardin , non viene vista solo come possibilità di redenzione e quindi come catarsi, ma come evoluzione della specie fino al compimento. Un compimento che viene realizzato dalla continua creazione in cui l’uomo è coocreatore. Il significato di redenzione non si limita al semplice concetto di espiare, ma “attraversare” e “vincere”. Attraversare il processo di Gesù fin dai primi passi compiuti nella Fede e compiersi nell’azione suprema dell’abbandono in Dio sulla croce. Durante questo lungo processo evolutivo, Cristo Uomo, ha incontrato l’uomo nelle sue mille complessità offrendo a tutta l’umanità il “Compimento”, che rappresenta la meta finale della prospettiva evolutiva dell’incarnazione, raggiungendo la vittoria finale nella simbiosi con l’Assoluto. Questa nostra riflessione, ( certamente piena di manchevolezze) non ha in sé alcuna presunzione di velleità saperiale se non  la volontà di offrire all’”altro” un modo diverso  di un percorso spirituale fatto con sofferenza, umiltà, ma, in modo particolare, con onestà intellettuale nella speranza di poter meglio disporsi al mistero della Fede. A conclusione di codesta nostra considerazione vogliamo avvisare che la nostra riflessione è solo un esercizio dialettico, questo non può, in nessun modo, intaccare la nostra Fede.

                                                         Francesco Saverio Iacolare     

 

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Secondo me, sono molte le bufale degli eloimisti, cioè di coloro che credono a un intervento nel trapassato remoto di OVNI manipolatori della vita umana o del genoma. Per me agnostico il Dio della Bibbia, poi, è lo stesso Seth o Suthek, ma anche Sutesh, adunatore di nembi degli Hyksos e il Suo nome completo, grazie a rinvenimento archeologico tedesco in Alto Egitto, a File, è Io che vengo- con- lo scettro Was –sono- il dio-degli-dei. Costui parlò in egizio a Mosè. Mosè è un nome egizio anch'esso e significa E' nato, come d'altronde Mosi, Messes, Mosis, nei nomi composti egiziani di faraoni. Dire in antico egizio Io sono il Dio che sono, ossia Pa Netor Ah, somiglia molto a Pane Torah, ma anche se qui non si coglie nulla, in realtà la Torah, ossia La Legge mosaica, ha origini egizie, e persino nel Libro dei Morti certi comandamenti sono complementari o gli stessi del decalogo. Secondo me, infine Adamo fu un Cro-magnon da cui derivò per mutazione genetica naturale Eva, il primo Sapiens Sapiens. Adamo fu l'uomo Cro-magnon in generale, maschio e femmina. Esso possedeva una costola mobile, cioè delle reni, in meno dell'Erectus; egli/essa dipinse l'uro, bisonte oggi estinto, in caverne. Cro è una parola preindoeuropea che significa appunto caverna. Secondo me furono le femmine dell'uomo e non i maschi dell'uomo a fare le pitture nelle caverne, e io intendo per uomo la specie, non con un certo maschilismo imperante in cui si dice donna la femmina dell'uomo come se essa fosse un qualcosa a parte e il maschio soltanto lo sia, uomo. Nelle caverne paleolitiche pertanto furono raffigurate cose di un lontano matriarcato; le raffigurazioni invece all'aperto, tipo in Valcamonica, appartengono ai maschi dell'uomo e appartengono al periodo kurgan delle invasioni indoeuropee, dove si preferì il cavallo all’onagro di un carro da guerra, in principio a 4 ruote, come nello Stendardo di Ur. Nella Bibbia, gli indoeuropei sono i Figli di Dio poiché essi adoravano Padre Cielo, mentre i giganti furono coloro che eressero megaliti, cosa antisismica, orientandoli secondo le stelle. Ma di costellazioni celesti ne furono già raffigurate nel paleolitico e nelle caverne dalle femmine dell'uomo. E direi di più: molte costellazioni del cielo in principio erano solo femminili e Urania è e non è Orione, è e nemmeno è Osiride, è e neanche è un Centauro in Rigel; altresì, Urania è e non è Ishtar, come dea madre garante di alleanze. Ishtar invece domina nel furore del sesso e della guerra, ovvero una specie di leone, e vi è tempio a essa dedicato in Medioriente dove è inciso il punto in cui essa appariva all’orante ed esso consta della sagoma di piedi molto grandi. Sappiate dunque distinguere, in un periodo di globalizzazione come il nostro. Nell'Eden mesopotamico, e più precisamente nei Monti Zagros a nord della Babilonia, dalla Columbia University furono scovati resti di Neanderthaliani. La Sacra Bibbia allude forse ad essi parlando di una prima compagna di Adamo? Ma costui in principio già assaggiò la carne umana, poiché quella Lilith, secondo rabbini, era un vampiro, ed è certamente strano che un ignorante, come vede per la prima volta Eva, dice che quella volta sì essa è carne della sua carne e osso di ossa, come se in barba a ciò che vien insegnato egli già sapesse della morte. Dunque vi è un retaggio mostruoso che arriva fino ai giorni nostri e il cannibalismo viene praticato anche metaforicamente dai mercati finanziari allo schiavismo, ai dittatori dell’assoluto nella Storia. <br /> Secondo me, credere nei primi undici capitoli della Genesi, ossia nella mitologia ebraica, non è un buon affare. Il Signor Mauro Biglino, che va per la maggiore sul web, può essere un buon dottore della Legge, purtroppo la Torah non ce la legge, la interpreta ufologicamente. Ma ciò che è Storia con la esse maiuscola non è apologia sofistica. Egli è molto sofisticato, ma l'archeologia lo sconfessa. In primis perché i Neanderthal abitarono l'Eden, nei Monti Zagros a nord della Babilonia, ben prima del suo Caino angelicato nel DNA; secondo, perché ben prima di toccare un ipotetico Albero della Conoscenza, cosa che ha a che vedere con il sesso, l'uomo, maschio o femmina che fosse, commise un peccato tale che nemmeno l’acqua del fiume Eufrate lo potrebbe lavare via, mentre sull’esistenza gravita un karma orrendo. Lo ribadisco: per me di vero peccato, un errore e sviamento, in origine, lo si può supporre solo di Adamo con una precedente a Eva, forse la Lilith dell'esegesi rabbinica, ma non Eva, quella sputtanata anche dai cristiani. Mi spiego: il mito ebraico inizia con un Adamo nell'Eden e questo, come vede per la prima volta Eva, dice parole che lasciano trapelare una conoscenza della carnalità e di una precedente alla carne di Eva, ma l’esegesi lo vuole senza la coscienza della morte. Per me qui c'è di mezzo il lato oscuro dell'uomo, il cannibalismo, e questo karma gravita sull'esistenza. Eva, semmai, ha la colpa di aver perpetuato, nel sesso, il cannibalismo inteso come cultura del dominio e ovviamente la civiltà del pene, l’unico osso, per così dire, in più e di Adamo.
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