Il potere non sempre ha intellettuali organici

Pubblicato il da Iacolare Francesco Saverio

                   

Il potere non sempre ha intellettuali organici.

La necessità del grembiule per andare verso l’altro

Molti intellettuali occidentali, negli ultimi tempi, hanno subito una metamorfosi positiva nella comprensione e nell’accettazione dell’irrompere delle diversità. Queste fanno paura quando mettono in discussione le nostre comodità superflue, i nostri interessi, il nostro egoismo. La sindrome del padrone colonizzatore ha prodotto modelli consumistici che, purtroppo, vengono imitati anche dai paesi in via di sviluppo. Questi modelli impediscono la conoscenza dell’altro rimandando ad una decodifica di persone e popoli. Il potere dominante ha tutto l’interesse di far percepire l’altro come una minaccia, quindi porlo fuori dalla storia dei vincitori fino a considerarlo un’entità della non storia. Il potere occidentale, essendo privo di umiltà, non ha nella sua grammatica  il coraggio di considerare l’altro come parte integrante della totale umanità. Il potere lo ha solo derubato, stuprato, distruggendo la sua cultura, la sua identità, il suo passato, fino a renderlo schiavo. Il potere di uomini immondi non ha considerato che l’altro è uno dei tanti territori della nostra infinita umanità sconosciuta. Questo mostro non ha cultura per rendersi conto che l’altro è la necessità armonica del divenire globale del primato della coscienza. Se eludiamo l’altro come coscienza, ammazziamo la persona come parte di un’etica planetaria, così come teorizzava il grande Ernesto Balducci. Lo stesso cristianesimo si è frantumato in diversi cristianesimi così, alla diaspora ebraica, si è creata anche una diaspora cristiana. Questa ha generato una religione di privilegi e di potere legata all’istituzione del potere temporale, una religione visibile fatta di apparati, ma v’è una un’altra religione, quella che non mescola il potere temporale con il Vangelo, quella testimoniata nelle terre di missione dei poveri del terzo mondo, quella nella quale credono i tanti missionari e laici che testimoniano con la vita il loro credo. Un esercito di volti imbiancati usa il crocefisso come “arma” per proteggere i loro interessi, perché incapaci del più piccolo “moto di Carità” come dice  Blaise Pascal. Queste contraddizioni hanno sempre escluso l’altro come parte integrante dell’unica umanità nella quale tutti siamo presenti. Si sente la necessità di un’etica planetaria che faccia emergere l’altro come l’uomo inedito di balducciana memoria. Continuiamo ad essere gli ipocriti del volto, lontani dalla “cultura del grembiule” del compianto Tonino Bello. Quel grembiule che si spinge verso l’altro con sentimento di servizio di un progetto ecumenico che abbraccia tutte le diversità come i mille volti di un’umanità sempre in cammino, quell’umanità che si riconobbe nell’Uomo di Emmaus mentre spezzava il pane. L’altro è l’aspetto sconosciuto della nostra umanità, non saremo mai nulla senza il divenire armonico del primato della coscienza universale. Quando eludiamo la coscienza si ammazza la “Persona” generando , quello che è ormai in atto da anni, la barbarie globalizzata. Diversamente, il primato della coscienza, fonderà l’io e l’altro nell’Uno. Una prospettiva futura che riguarda l’impegno della sana politica, quella capace di coniugare la storia fatta dal tempo sincronico di una umanità “normale”,cioè quella che ha ignorato per secoli l’altro tempo, quello acronico, cioè quello che sta rompendo gli argini della psudo normalità dell’occidente spacciata per secoli come normalità. Ora che la storia, quella vera, sta tracimando dalle deboli sponde, costruite da pseudo intellettuali al servizio del potere, non v’è la cultura necessaria per una totale comprensione delle diversità . Noi europei  abbiamo avuto un diverso passato da quello del terzo mondo, certamente , ci aspetta lo stesso futuro.

 

                                                       Francesco Saverio Iacolare

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