Necessità di una pastorale per omosessuali per la nostra diocesi.

Pubblicato il da Iacolare Francesco Saverio

In uno dei primi convegni ecclesiali, della reggenza del vescovo Milano oltre dieci anni or sono, facemmo una proposta che scandalizzò quasi tutta l’assemblea,tuttavia numerosi sacerdoti e suore condivisero tale proposta. Chiesi al vescovo Milano perché non realizzare una pastorale per omosessuali, divorziati, preti sposati, e la condizione della donna nella chiesa della nostra diocesi? Mi minacciò di togliermi la parola entro trenta secondi, lo invitai a leggere il libro di Ernesto Olivera: “Dio non guarda l’orologio” e continuai a parlare,non mi tolse la parola perché in fondo è un brav’uomo. Oggi, dopo la disponibilità assunta da Papa Francesco nell’intervista al Suo confratello ,Antonio Spadaro, pubblicata su Civiltà Cattolica. Pensiamo sia il momento di riproporre il tema, circa una pastorale per omosessuali , per andare incontro  a queste persone e aiutarle a uscire fuori dalla solitudine circa il rapporto con il sacro. Questa umanità sofferente non è stata mai presa in considerazione nella nostra diocesi, nonostante  i numerosi documenti emanati dalla chiesa fin dal 1976 e riproposti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1986 dell’allora cardinale Ratzinger, con il titolo : “Cura pastorale per le persone omosessuali”. La necessità di una pastorale per omosessuali, in seno alla chiesa cattolica, era sorta fin dagli anni sessanta, in contemporanea con altre religioni mediante gruppi, movimenti, associazioni. Questi rivendicavano orizzonti più vasti circa l’approfondimento della comprensione antropologica e delle scienze umane, senza trascurare l’aspetto religioso, per avere un supporto spirituale, non solo, ma anche pedagogico, politico,ecc.. ecc.., fino allora sconosciuto, allo scopo di una maggiore  dimensione socializzante onde evitare discriminazioni, sia all’interno della chiesa, sia della società, detta, civile. Il teologo morale, Leandro Rossi, ebbe a scrivere un saggio nel quale sosteneva che: “nella valutazione morale delle relazioni omosessuali occorre tener conto dell’amore.” Ci chiediamo: Non è il caso di una riflessione circa l’ortodossia della pedagogia cristiana rispetto ad una pedagogia in divenire, come quella di Papa Francesco che riesce a stupire solamente perché ha preso in considerazione l’amore per il diverso? Visto che fino ad oggi tutti i metodi usati si sono dimostrati inidonei,circa una pedagogia aperta  agli orizzonti omosessuali, come quella della Fonte di Milano, di Domenico Pezzini, la Creta di Bergamo, il Mosaico di Brescia. Il Papa ha pensato bene di servirsi della globalizzazione positiva inviando a tutte le Diocesi del mondo un questionario per conoscere l’orientamento dei fedeli, di tutte le culture, circa le grandi tematiche sociali che spaziano , dalla famiglia al matrimonio, dalla condizione omosessuale , alla nuova evangelizzazione, dall’educazione all’ascolto. Le conseguenze dell’iniziativa del Papa saranno  quelle di una rivoluzione che sarà più incisiva del Concilio Vaticano II. Per anni, la vetusta chiesa curiale ha cercato di costringere  al silenzio  moltissime voci profetiche ; hanno sofferto ma non hanno taciuto. Chi si è adeguato è diventato un “funzionario di Dio”, come li ha chiamati il Papa, rivalutando il teologo tedesco Eugen Drewermann che in una sua opera del 1989  rifletteva il titolo “Funzionari di Dio”. Ha rivalutato il ruolo della donna dicendo che ella non è serva di nessuno perché la sua disponibilità è servizio per la chiesa. La cattiva globalizzazione sta distruggendo la soggettività perché considera, sia la deontologia, sia l’etica un ostacolo ai profitti, essa non è solo finanza e economia come ha dimostrato il Papa. Oggi si parla tanto di teologia della pace, essa non è l’assenza di conflitti sociali o di guerre – purtroppo ve ne sono tante – ma è l’accoglienza del diverso come dimensione dell’amore. Noi crediamo che vi sia un tempo maturo nelle stanze della nostra Diocesi, anche se vi sono ancora alcuni “resistenti” conservatori, che condannano le voci fuori dalla loro “ortodossia”; voci che cercano nel vangelo un aiuto spirituale e non sermoni ipocriti. TU, Carissimo Don Angelo Spinillo, mio Vescovo, Sei un dono di Dio nel momento in cui offri una mano tesa a tanti fratelli e sorelle, anche in ambito ecclesiale, che nel silenzio soffrono perché non si sentono accettati dagli uomini di chiesa come figli di Dio. Certamente, se oserai, continuerai la Tua stagione di ascolto sociale , un ascolto che mai nessun Vescovo aveva osato affrontare. La Tua semplicità è anche frutto di una “Spogliazione” capace di scandalizzare, ben venga questa se si opera facendo del bene. Il poverello di Assisi continua ancora a scandalizzare perché ha lasciato in eredità il compito affidatogli da Cristo di “Riparare la mia chiesa”. La pastorale per omosessuali è un modo “ altro”per riparare la chiesa del Signore. Il poverello di Assisi era un laico, Egli ha lasciato a Te  il compito di continuare a riparare la chiesa del Signore. All’indomani dell’intervista del Papa, su Civiltà Cattolica, i rappresentanti di “nuova proposta”  lo hanno ringraziato  per il grande atto di amore nei loro confronti dicendo :  “Mai nessun pontefice aveva osato parlare così serenamente e apertamente della vita delle persone omosessuali, ricordando quale dovrebbe essere il ruolo della chiesa e dei suoi rappresentanti, che è sempre stato quello di esclusione e di condanna”. Tendere una mano verso queste persone significa allargare gli orizzonti dell’amore di un’umanità inedita, –di balducciana memoria- capace di contribuire ad una maggiore comprensione antropologica e sconfiggere la perfidia dell’omofobia. Coraggio, mio Vescovo, non avere timore perché il popolo di Dio Ti vuole bene.

Francesco Saverio Iacolare

 

 

 

 

 

 

 

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