A quando una società di uomini della mitezza?

Pubblicato il da Iacolare Francesco Saverio

Noi cristiani ci troviamo spesso di fronte a delle profonde contraddizioni quando invochiamo il Dio dei crociati , un Dio condottiero,un Dio degli eserciti ,che pur rispondendo al nome di Cristo, tuttavia, non ha nulla a che fare con la predicazione di Gesù di Nazareth del Vangelo. Vi sono oggi uomini capaci di operare con mitezza ? Uomini capaci di liberarsi dalla forza di gravità che domina gran parte dell’umanità nella condizione di schiavo, legato dalle catene della caverna platonica? Forse bisogna prima liberare l’uomo dal credere che la sua condizione di schiavo è una condizione di normalità. Milioni di uomini vivono la schiavitù come condizione normale dell’esistenza. Ma, chi è il mite? Noi pensiamo sia colui che,  pur sottomesso dalla violenza del potere,  ha rinunciato nel suo cuore  di usare la violenza. Sono questi quelli che possederanno  la terra, il loro possesso non sarà materiale ma significa condivisione dei poveri , dei giusti, dei buoni. Il mite e chi possiede l’umiltà del cuore e ne fa la sua ragione di vita. Abbiamo bisogno di ripensare ad una società che sappia far tesoro dell’uomo inedito della mitezza che non conosciamo,un uomo che sappia creare le condizioni di dialogo tra la mitezza che dona la pace dello spirito di chi è mite ,e l’esuberanza scorretta di chi non è mite. Una condizione inedita che potrebbe cambiare in meglio la società. Oggi vi sono molti uomini che vivono la mitezza come condizione di debolezza,spesso viene detto loro che sono vigliacchi, incapaci. Questi sono esseri innocenti, dalla rara bellezza interiore che la grossolana società opulenta non ha il codice di lettura. Chi opera codesto giudizio non è ancora nato alla vita , vive costantemente nel vegetare la morte,  illudendosi di vivere. L’uomo mite non ha paura, la sua capacità è quella di liberare la libertà dalla paura e andare incontro alla relazione come progetto di vita.. Ci rendiamo conto che il nostro dire appartiene al mondo dall’utopia ,ciò non significa che non sia un nobile spazio del pensiero pensante della realtà del nostro firmamento esistenziale. Una realtà questa sconosciuta alla barbarie del non pensiero. Una realtà nella quale la superbia umana evidenzia le mille crepe di una umanità allo sbando. Una umanità che ha sostituito la paternità di Dio con l’effimero delle istituzioni , questo nel campo civile ove viene applicato in modo soggettivo,la norma , la legge, la regola,e tutte le false invenzioni di potere dell’uomo violento. Una società che ha bandito dalle aule dei tribunali la Giustizia sostituendola con la soggettiva dicitura “ la legge è uguale per tutti “.Una frase blasfema contro l’uomo mite. L’illustre vittima della legge fu il grande uomo mite per eccellenza,Cristo. La paternità di Dio sembra essere messa  da parte anche dalla chiesa , come nel caso del grande inquisitore quando disse a Cristo : “Noi abbiamo corretto la tua opera”. Sembra che la realtà romanzata di  Dostoevskij sia molto vicina alla realtà. Noi continuiamo a vedere e, quindi,  a credere che la mitezza è la continua opera di creazione del mistero chiamato  Dio e che Cristo ha testimoniato con l’estremo sacrificio. La mitezza.

 

 

                                                     Francesco Saverio Iacolare

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