Memoria storica circa il Comunismo: Qual è il tuo nome ?

Pubblicato il da Iacolare Francesco Saverio

Sembra quasi assurdo  che nel terzo millennio , in un tempo in cui tutte le ideologie sono crollate ,- ma  sarà poi vero? – parlare di comunismo Noi ci chiediamo ,molto semplicemente, il comunismo che tutti  hanno avuto notizia,o che molti hanno conosciuto fino all’89, alla caduta del muro di Berlino, era il Comunismo  come ideale politico mortificato dal potere, oppure il Comunismo derivante da presupposti di fede religiosa? Crediamo non faccia male ripescare nella memoria storica un argomento che possa risvegliare sentimenti di nostalgia, sia nel pensiero laico,sia come ipotesi di rivisitazione , in quello religioso . La necessità deriva dalla grande confusione culturale esistente nei nostri ambienti e dalla presunzione che la cultura sia solo quella di una parte politica.,per giunta, al potere.Tracce di Comunismo  le troviamo fin dal sesto secolo A.C. in Pitagora, questi è spinto da motivazioni etiche e spirituali per realizzare vincoli solidaristici.

L’utopia di Pitagora era quella di realizzare esperienze comunitarie prive di categorie dell’utile. Queste erano necessarie affinché l’uomo potesse avvicinarsi alla perfezione. Per Platone ,il Comunismo della “Rupubblica”, rappresenta  un passaggio obbligato per raggiungere il regno del bene e della  giustizia basato,questo, sull’armonica convivenza delle classi sociali.

Pur avendo radici lontane,il comunismo,tuttavia, non ha un’organica costruzione nel processo di crescita, secondo una direttrice fenomenologia  continua e conseguente.

Nel secondo secolo A.C. ,nelle comunità religiose palestinese ,si praticava la comunità dei beni , cosa presente anche dopo la venuta di Cristo nelle primitive comunità cristiane. A questo comunismo, politico, il cui fine era quello di rendere l’uomo migliore e farlo degno della vera vita, si continuò a credere nei secoli successivi. Basti pensare al comunismo di Tommaso Moro con la sua “Utopia”; ”la Città del Sole” di Tommaso Campanella:A questo comunismo vero si contrappose il rigido materialismo deterministico  e ateo di Marx ed Engels  di due  secoli dopo.. Questi furono i paladini di una  presunta rigorosità scientifica e atea ,esposta nel  Manifesto del Partito Comunista del 1848 con la metafisica di un potere che si conservava nella illusione collettiva di una storia a senso unico.

L’ermeneutica comunista,frantumatasi sul nucleo centrale delle tesi di Marx ed Engels ,circa il materialismo storico ,dava ancora la possibilità di una dialettica,comunque percorribile perché non intenzionalmente deviante,fino all’avvento di Lenin.Da questo momento in poi,il comunismo divenne strumento di oppressione di circa due miliardi di uomini in tutto il mondo,purtroppo ancora presente in Cina ,Cuba ed altre aree geografiche asservite. Il comunismo fu , e continua ad essere per molti , un potere ottuso ,sordo, privo di memoria storica della genesi del  comunismo metapolitico , la cui filosofia era quella di emancipare l’uomo.Dal 1956 il comunismo subisce forti fratture al suo interno ,dopo l’ invasione nello stesso anno dell’Ungheria, e nel 1969  della Cecoslovacchia .Più tardi vi fu una grande emorragia di intellettuali e un generale ripensamento allo stesso interno della  Unione Sovietica.

Nel 1978 l’elezione di Papa Wojtyla è stata fatale per la fine del comunismo,Il coraggio di osare una Fede altra ,senza compromessi temporali, ha rappresentato l’inizio di una demolizione del comunismo ottuso,assassino,quello che ha soppresso oltre cento milioni di uomini..La  forza della Fede di Papa Wojtyla ,il Suo grido disperato “Aprite le porte a Cristo” ha  dato nuova linfa ad un cristianesimo adagiato nelle comodità di una secolarizzazione  dalle caratteristiche ipnotiche, un comunismo da incubo , che durava dal 1917 , è finito nel 1989 con la caduta del muro di Berlino.

Questo percorso, molto modesto, non vuole avere nessuna funzione esaustiva circa la problematica esposta.La nostra è stata una riflessione ad alta voce,tra amici che si interrogano circa il vero nome del comunismo.Un evento storico,molteplice,complesso ,deviato,per molti aspetti ancora presente nel mondo della politica..Chissà  se tra le nuove generazioni vi sono delle riflessione su questo tema,saremmo lieti di aprire un confronto onesto,leale per crescere tutti insieme.

Ripetiamo il nostro interrogativo.Comunismo qual  è il tuo nome?

Il motivo di codesta riflessione vuole essere un invito a tutti coloro che credono nella cultura  - senza etichette, non legata a geometrie politiche,né quella manovrata dal potere  dei Masaniello  nostrani.

I media locali dovrebbero dare spazio al respiro universale della cultura,quella che fa crescere,quella che fa riflettere ,quella che offre un contributo come possibile cifra alla crescita dei giovani,esperenziati dalla cultura “altra” e non dal provincialismo di pettegolezzi nostrani.

Farci sentire l’altra voce, quella libera,non funzionale al potere.Noi crediamo che  il compito della cultura sia  quello di dare voce a chi non ha voce. Continuare a credere che  il comunismo,il vero comunismo,sia stato quello  becero, di Marx ed Hengels, facendolo passare per cultura,è solo delirio di potenza,anzi…… agonia di potere .Il vero comunismo non è stato mai realizzato perché esso appartiene alla dimensione utopica dell’esistenza che spesso viene praticata in alcune comunità

monastiche, dedite ad una vita interiorizzata ,lontano dal mondo.

Luoghi dove a volte si vive un’utopia possibile come quella buddista,cristiana o comunità laiche dove i partecipanti sono motivati dalla ricerca del bene comune.

Un bene comune che dovrebbe essere oggetto della Politica, non della politica di poveri illusi che abitano ancora nella dimensione della “contrada”,perché non conoscendo la dimensione spaziale dell’esistere,la loro è la totalità rigida ,un sistema chiuso  che non offre respiro. Questa la causa del mancato N O M E di una città che aspetta ansiosa l’arrivo dei figli che sappiano realizzare la POLITICA

                                                                                                               Francesco Saverio Iacolare.

 

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