La Morte del Sapere e la vedovanza della parola.

Pubblicato il da Iacolare Francesco Saverio

 Una grande tragedia incombe sul terzo millennio,la solitudine della parola come espressione del sapere.La cultura,nel passato,ma ancora oggi, è stata aggettivata nel tentativo di dividere l’umanità in mille frammenti,ignorando che  essa è ontologicamente indivisibile.Il continuo tentativo di divisione,il perpetuarsi del desiderio di dominio di potenza, dovuta all’ignomia della cultura del razzismo ,che abita il potere, è dovuto al nanismo culturale degli apoti di una società priva della dimensione sociale. La morte del sapere ignora la pluralità verticale ,quella del sentimento del misero operaio,dell’indigente,dei senza voce che di fronte alla miseria materiale e allo spreco  di tante ricchezze si chiedono costernati: perché tanta ingiustizia? Tanta miseria?.L’umile, il povero, dividono nei momenti di necessità il proprio niente con il prossimo,mentre l’umanità  di Epulone ignora il bisogno.La dimensione epulonica della nostra società è attraversata dalla ramificazione della vergogna di un potere privo di cultura verticale.La sub-cultura,figlia della ricchezza depredata dal potere,ha canonizzato la divisione tra poveri mediante la creazione di sussidi artificiali,tutto per evitare una riflessione di un possibile dialogo che possa portare ad un cambiamento rivoluzionario contro l’egoismo, che continua a tavolino a preparare l’eterna ingiustizia che genera povertà. Una ingiustizia che, volutamente, ignora l’umanità.Quando parliamo di umanità ci riferiamo ad un territorio indistinto dell’essere,quando dall’indistinto passiamo a quello dell’identità personale,in ciò si evince l’uomo “differentemente uguale”,in ciò si attua il dialogo. L’essere differente significa essere di fronte,ma anche contro.In questo spazio si decide la qualità della relazione.Una relazione che ci permette di esplorare lo sterminato territorio dell’alterità.Un territorio nel quale ci è data la possibilità di comprendere le differenze e le diversità come ricchezze.Purtroppo dobbiamo constatare che i nostri miseri numerocratici non si sono mai posto simili problematiche,testimone i risultati della nostra società.Loro hanno sempre usato le istituzioni a fini personali,comportandosi da padroni.Il modo più ignobile, il degrado più degradato dell’emaciato volto della pseudo democrazia,ombra di se stessa.Una sorte di delitti culturali che fanno parte integrante della cultura di potere.Noi ci auguriamo che codesta cultura venga spazzata via dal nostro territorio,la cui vocazione è quella del respiro universale,che sappia superare la dimensione della ghettizzazione della politica come potere e, mettere l’uomo al centro di tutti gli interessi personali per meglio servirlo.Non sappiamo se gli attuali eletti siano uomini con cultura di potere o di governo,lo scopriremo.Noi auspichiamo a tutti di possedere una grande sensibilità umana e di stare lontani dal potere,se si vuole durare,diversamente,educandosi alla cultura di governo sarà un bene per tutti.Noi speriamo nell’intelligenza che ispira l’uomo al bene comune,alla comprensione,al rispetto, alla dignità della persona, all’umiltà del servizio,alla disponibilità del proprio esser-ci per l’altro. E L E T T I, se avete codesta cultura siete degni del tempo di legislatura,se non l’avete apprendetela per il vostro bene,diventerete migliori.Se proprio non ci riuscirete sarete condannati ad essere schiavi miserabili del potere.Voi ce la farete. Sarebbe un evento storico la testimonianza della cultura di governo del consiglio comunale con sindaco Pianese, dopo il disastro di Taglialatela.Una città nella quale per la prima volta si potrebbe governare con grande onestà,un luogo ove la parola non sarebbe più “vedova” del suo sapere ma ,veicolo di promozione umana

 

 

                                                      Francesco Saverio Iacolare

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