Buon Anno Paesone

Pubblicato il da Iacolare Francesco Saverio

Buon anno Paesone

Noi crediamo che la gente del paesone risulta essere indifferente nei confronti delle istituzioni locali, purtroppo v’è una convivenza forzata dovuta ad un cattivo processo burocratico nel quale non v’è traccia di umanità. Istituzioni che esercitano il potere della legge come una clava e in modo anonimo, nei confronti dei nuovi poveri.  Non v’è dialogo, né partecipazione, né tanto meno testimonianza, di ciò che possa significare politica. Abbiamo scritto mille volte che la vera politica è servizio, o, meglio, atto di amore verso gli ultimi. A costoro non è stata data alcuna attenzione, nessun riguardo. I “grandi progetti” che mirano al futuro devono realizzarsi sulle fondamenta del presente. Il presente è povero, privo di idee, di relazione, questo perché non v’è mai stata la cultura della condivisione collettiva.  La nostra politica – si fa per dire- purtroppo viene ancora decisa nella dimensione di una povertà di partecipazione dal basso, tutto viene calato da altri poteri. Il nostro paesone non ha mai avuto uomini capaci di cultura politica, non ne facciamo colpa a nessuno, occupati nella formazione di comitati d’affari –perché questo hanno insegnato loro- non hanno avuto il tempo, e l’occasione, di frequentare maestri, né di vita ,né di spiritualità. Questo esilio involontario dall’alterità li ha resi ancora più poveri nella loro ricchezza materiale, questo perché non hanno mai compreso che al centro di ogni azione politica v’è sempre l’altro, cioè l’uomo con i suoi bisogni che non è l’oggetto della politica ma, il soggetto di essa. Forse le prossime generazioni compiranno il miracolo se sapranno avere la comprensione che il bene è di tutti e non di alcuni, che nessuno deve essere sfruttato e tutti devono avere pari dignità. Il nuovo anno deve farci riflettere sulla possibilità di una dimensione interculturale e interreligiosa, capace di permettere il decollo di un ambiente ancora legato ad una depressione ideologica che ancora continua a costruire muri. Nel nostro territorio vi sono giovane risorse che non hanno mai chiesto nulla alle istituzioni, queste hanno perfino negato gli spazi vitali per esercitare i loro talenti. Non v’è dialogo con la presenza delle diverse etnie, né un luogo di ritrovo, un mondo a parte, un ghetto ove si misura il degrado di noi tutti incapaci di avere una mano tesa verso il nostro simile dal quale potremmo apprendere molto e, dare accoglienza e condivisione. La povertà del paesone è anche questa mancanza di cultura politica che, fa ignorare la politica. A questa deficienza di testimonianza sopperisce la chiesa locale offrendo allo “straniero” il calore della fratellanza e il colore dei sentimenti. L’esercito dei volontari ha imparato a fare politica con l’esperienza della sofferenza, i cui sentieri sono quelli della fame e della malattia. Coloro che abitano il “palazzo”  credono di fare politica, non sanno, né sapranno mai il significato della nobiltà dell’azione politica che si esercita tra i poveri, i derelitti, gli ammalati. Che possa il nuovo anno inaugurare il dialogo con gli abitanti del paesone, il miglior auspicio è quello che, attraverso esso, si possano gettare le fondamenta di una coscienza etica multiculturale in modo da abbattere la crisi della presunzione “dell’io sono” e incontrare la cultura del “Noi siamo”. Per iniziare questo cammino è necessario un dialogo, mai intrapreso, tra le chiese locali e le istituzioni,un ascolto  reciproco e necessario per migliorare se stessi e la qualità dell’etica comunitaria di questo martoriato territorio. Il continuo degrado della coscienza pubblica si riversa sui più deboli provocando loro sofferenze  maggiore di quelle che già sopportano. Tutto ciò , forse, sarà possibile se si convocherà un concilio della Parola nel significato di ricchezza della relazione; una ricchezza che sappia essere apprezzata dai duri di cuori e dai sordi di sentimenti. Non  sappiamo se i rappresentanti delle morti istituzioni siano aperti a tali linguaggi, essi trovano la loro genesi nella complessa alterità del mondo della sofferenza. Noi facciamo loro auspicio ad una riflessione di sentimenti etici che abbiano alla base uno slancio d’amore che sia senza se e senza ma. Il 2012 possa essere un tempo di vasti confronti tra tutto il popolo di Dio ,  senza differenze religiose, e le istituzioni. In questo orizzonte di dialogo ,il nuovo anno possa essere foriero di una dimensione divenente di comunità in cammino che incontra i non credenti o diversamente credenti, dai quali scoprire  una luce che possa illuminare un altro lato buio dell’uomo. Un 2012 che possa segnare l’inizio di una svolta del cammino comunitario, ove tutti insieme si cerca di comprendere, cioè di prendere con sé, l’uomo nella sua accezione di persona e della sua umanità. Noi speriamo che, partendo da questo auspicio, possa iniziare un dialogo anche con la stampa locale. Buon anno a tutti.                                                          

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