Una solidarietà fuori dal coro

Pubblicato il da Iacolare Francesco Saverio

Nel paesone Giugliano, nonostante tutto, vi sono ancora isole di umanità, che cercano, con caparbietà, di comunicare tra loro i grandi valori della sana tradizione quali : l’accoglienza,  la diversità, la convivenza, la legalità, la sana politica, e tutto ciò che possa migliorare la qualità della vita. Purtroppo, pessimisticamente, dovremmo pensare che ciò non è vero visto il grave attentato verificatosi ai danni del sindaco Pianese. Noi, diversamente, pensiamo che al fianco alle isole di umanità esistono sacche di profonda ignoranza, capace di generare cattiverie e malvagità. In una di codeste sacche, forse, qualcuno voleva creare una similitudine di equilibrio umano, segno di insofferenza del mostro, un equilibrio che ha suonato come squilibrio e il mostro ha reagito con l’unico modo, il terrore. Una pratica antica, ma squallida come gli attori della viltà. Il terrore non potrà mai eliminare gli spazi di spiritualità che occupano la dignità della persona. Il terrore colpisce l’emozioni, la contingenza, la fragilità di ciò ch’è la biofisicità della persona, mai l’essenza della persona. La persona non sarà mai volontariamente schiavizzata dal terrore nell’accettazione totale di essa. Tutto si snoda dal falso antropologico costituito dal dio denaro, una libido che si trasforma in egolatria, potere, dominio sull’altro. Un luogo questo dove esistono individui privi della persona, un ammasso di muscoli, di rabbia, frustrazioni che non conosce la riflessione della ragione che si converte al bene. Chissà, vorremmo ipotizzare che in questo luogo qualcuno ha scoperto di essere persona e che abbia pensato ad una metànoia. Una testimonianza che ha infastidito il mostro e quindi ha espresso la mostruosità come norma di vita. Ora il mostro si è accorto dello spazio effimero nel quale vegeta narcisisticamente, illudendosi di vivere. Certamente  agli individui rei del delitto, ieri qualcuno ha detto loro “voi siete la speranza del futuro”. Una frase piena d’inganno che pretende di creare il futuro, eliminandoli come soggetti capaci di agire nel presente, schiavizzandoli nella necessità e nel bisogno. Un tempo rubato e depredato nell’oggi di ieri, mentre si proietta tenebre e fuoco nell’oggi futuro. Intanto quei giovani- speranza sono diventati  giovani –vecchi che commettono delitti come “lavoro”. Gente questa a cui la società non ha dato la possibilità di educarli ad esplorare gli sterminati spazi della ricchezza dell’animo. Questa grande privazione li ha resi doppiamente poveri, nello spirito e nella materia. Nello spirito perché non capaci di altezze di sentimenti, nella materia perché la hanno eretta a loro dio. La mancanza di cultura spirituale li tiene lontani dalle isole di umanità che agiscono nel silenzio per il bene di molti. Ai  “poveri” ragazzi, che hanno commesso il delitto, diamo l’attenuante che il mostro li ha defraudati della ricchezza dell’animo. Questa mancanza li rende privi di elaborare sentimenti di bene, perché vivono costantemente il male. Non conoscono amore, dignità, altruismo, questi sono alberi cresciuti fuori dal fusto, privi della memoria data dalle radici. La loro vita è fatta solo di schiavitù del loro padrone che gli comanda il male. Ribellatevi ragazzi, scoprite la ricchezza dentro di voi, la vostra dignità che viene offesa dal mostro consumistico, rifiutate l’onnipotenza dell’io sono e cercate il tu fuori da voi,  solo così saprete chi siete. Il confronto è l’unico metodo della civiltà di un’etica condivisa, un metodo dal quale nasce l’educazione alla convivenza , alla legalità, all’ascolto dell’altro.  E’ compito dell’istituzione interrogarsi circa la condizione giovanile e del disagio sociale. In questo scorcio del terzo millennio sembra che, dalle nostre parti , sia morta la testimonianza e il coraggio dei valori da offrire ai ragazzi del nuovo millennio, oggi v’è più schiavitù che libertà. La globalizzazione consumistica ha schiavizzato i giovani. Il grande vecchio conosce queste cose e comanda il male ai suoi giovani schiavi. L’istituzione deve essere capace di interpretare il disagio sociale e cercare una diversa comunicazione con i cittadini fatta di pedagogia sociale. Il grande Thomas Merton  professava la certezza che “Nessuno è un Isola”. Bisogna seminare gli spazi interiori di tutti, oggi occupati da segmenti di nichilismo che offuscano l’orizzonte. E’ necessario una diversa concezione della cultura, attraverso la quale crescere nella dimensione spirituale. Utopia, utopia la vera molla del divenire. Una difficile scommessa.

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