Etica pubblica e politica

Pubblicato il da Iacolare Francesco Saverio

                     Etica pubblica e politica.
Il metro di misura del nostro paesone? E’ l’etica pubblica.
La coscienza collettiva è stata devastata dalla cattiveria politico-mafiosa, pertanto cercasi disperatamente un metro di misura per dare un volto al nostro paesone. Ma esiste un metro di misura? L’art. 54 della nostra costituzione stabilisce che : “I cittadini cui sono affidati funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. Un articolo così “anacronistico”,  oggi, che è stato cancellato da tempo da tutti coloro che occupano spazi nel potere. Noi intanto ci chiediamo ” ma esistono ancora la disciplina e l’onore”? Il nostro paesone non ha mai espresso una dimensione politica umanizzante ove l’empatia, tra popolo e istituzioni, costituisce un grande valore di comunicazione con l’altro. I nostri rappresentanti- tanto per dire- non rappresentano nessuno spaccato della società civile. Essi sono contenitori di voti espressione di clan o famiglie privi di significato culturale ed etico, in compenso ricchi di interessi privati. La conseguenza di ciò e che l’istituzione risulta essere solo nominale in quanto l’impegno previsto dall’art. 54 della costituzione è stato letteralmente stracciato non solo ma, l’etica pubblica è stata svuotata dal codice deontologico verso l’altro. Quei pochi che sono espressione di stima popolare, perché eletti e non nominati, rappresentano una spina nel fianco per i disonesti, e una speranza   per gli onesti.
L’ illusione come viatico di un progetto che non c’è
Qualcuno parlando a se stesso, nell’illusione di credere a ciò che diceva, annunciava faraonici progetti futuri realizzabili fra quattro o cinquemila anni. Beati costoro che hanno il dono del frottolatore  di mestiere, mentre noi cerchiamo di leggere il presente nell’umiltà evangelica. Il loro dio ha promesso una longevità di migliaia di anni, vuoti e inutili, raccontando solo frottole. Costoro non conoscono la gioia della  dimensione catartica della vergogna, solo l’individualismo come patologia del potere. Codeste deficienze sono caratteristiche dei pupazzi di cartapeste con un fragile motorino comandato con il telecomando. Ci chiediamo: perché molti della maggioranza che sono in disaccordo sbraitano? Non sarebbe più etico porre la sfiducia ad una condizione parassitaria e  mortificante? Una prova di questa maggioranza, che non c’è, l’ha regalata l’opusdeista  Delfino il quale, in barba al forte deficit comunale, organizzava un convegno nello stesso giorno di un altro convegno nella villa comunale. La cosa grave e che lui, sembra, abbia speso 10.500 euro per offrire un buffet per 1.500 euro e 9.000 per trappane pubblicazioni che nessuno ha mai letto,infatti molte sono state trovate per terra nella sala ,altre per strada. Un comportamento tracotante, degno di un “intoccabile” imposto dall’opus Dei, senza che i poveri mortali possano chiedere “vietate” spiegazioni. Una somma sprecata che poteva bastare a soddisfare il bilancio di una famiglia per un anno. Abbiamo scoperto che Delfino è anche uno scienziato nelle politiche degli sprechi sociali. A chi si aspetta a non cacciarlo via codesta inutilità sociale? Delfino: personalmente ti invito a trascorrere qualche mese nelle corsie di un ospedale di malati terminali, cambia per un mese specializzazione, ove dovresti lavare e pulire i nostri fratelli sofferenti , alla sera un’ora di adorazione davanti al tabernacolo. Avresti certamente la speranza del perdono. Caro Delfino codesti sono comportamenti pesudo-mafiosi, ripara questo scempio sociale mantenendo di tasca tua una famiglia povera per un anno per lo stesso importo. Che fa l’opposizione?  Vista la sordità e la mancanza di dialogo, la inesistenza di proposte , perché non si pone fine a codesta inutile condizione agonica rassegnando le dimissioni e facendo politica tra la gente prendendo come modello quello dei maestri di strada? Avreste la possibilità di mandare a casa una giunta  che nessuno ha mai gradito,  forse perché tutti aspettano qualche contentino? Qualche malelingua dice che il sindaco è stato “sostituito”, pur continuando a rappresentare neanche se stesso ma, solo il niente. Attenzione, siamo nelle prossimità di un crocicchio della storia ove  la grande saggezza vichiana ci suggerisce che: “chi di spada ferisce di spada perisce”.
L’arroganza di celebrare ipocritamente la cultura.
L’ipocrisia di celebrare la cultura come necessità di crescita rappresenta l’arroganza di coloro che hanno sempre negato all’altro di pensare. Qualcuno mi diceva molti anni fa: “La gente non deve pensare”. Purtroppo il paesone è stato fermo per alcuni decenni senza che nessuna amministrazione si sia mai preoccupata di incentivare attività culturali. Le iniziative private, alcuna nate a scopo clientelari, altre a scopo di “lucro”. Poche  hanno fatte attività culturali per il bene della città. Avevamo  l’istituto di studi europei, è stato distrutto per miopia e cattiveria politica, anzi perché si voleva vietare alla gente di pensare. Oggi si sta cercando di distruggere la Pro Loco . Poveretto, questo qualcuno, speriamo che oggi non pensi ancora allo stesso modo. Vogliamo ricordare ai “bronzi del paesone “ che non sono le cose, la roba, la ricchezza, le poltrone ecc.. ecc.. a fare l’uomo, ma la dignità, il valore della convivenza, la disponibilità, in modo particolare la stima e il bene del popolo disinteressato. La superbia di coloro che “mettono radici” è pari all’ignoranza di non riconoscere di essere un tralcio della vite ch’è il Cristo. Ci rendiamo conto della difficoltà ad entrare in codesto contesto. Vogliamo ricordare che quando il nostro territorio aspirava a diventare città, alcuni “ manovratori”, di elevata intelligenza affaristica, cominciarono a demolire la fisicità della memoria storica, come il convento delle concezioniste e il gioiello architettonico del municipio di corso campano. Una grave ferita, una delle tante nello scempio generale. Gente senza idee future che, drogati dall’interesse presente,non ci si rendeva conto che la costruzione del “fungo”, di corso campano, nasceva nell’intento di farne il primo luogo di prostituzione istituzionale.
L’inizio della morte dell’etica pubblica.
Possiamo considerare lo scempio di corso campano  l’inizio della morte dell’etica pubblica, un monumento alla totale assenza di prospettiva architettonica, tanto avversato da chi aveva la cultura e l’eleganza della civiltà architettonica che nulla aveva a che fare con la dimensione affaristico-mafiosa della speculazione edilizia. In quel momento cominciò il declino  con i “funerali” della nostra memoria storica. Questo fu l’apertura di un varco, e quindi uno  spazio, al peggiore concetto di progresso che mai è stato all’altezza di essere espressione di civiltà. La civiltà del paesone cominciò ad essere sistematicamente distrutta per cedere il posto al progresso politico-mafioso con capitali d’importazione e la costruzione di dormitori privi di servizi. Antropologicamente distrutto, il paesone ha sviluppato un altissimo tasso di conflittualità e micro delinquenza la cui illegalità rappresenta la normalità del vivere quotidiano.
Le cause delle patologie politiche.
Molti nostri “nominati” sono affetti da patologie della libido che induce alla dipendenza, allo stesso modo di quelle   da sostanze stupefacenti. Queste dinamiche patologiche hanno la propria origine nella distorsione della personalità che affondano le loro radici nelle fasi della vita infantile. Questo periodo è stato caratterizzato da  gravi conflitti parentali che si sono moltiplicati nel tempo, e quindi mai risolti, fino a cercare una rivalsa sociale in qualsiasi spazio di potere. La compensazione di queste deficienze  affettive , che li rende eternamente schiavi, vengono cercate nell’uso depravato del potere che dà loro l’illusione di essere potenti ed eterni.
Gravi scompensi tra la loro età mentale e quella cronologica.
Poveri esseri , essi sono abitati da una logica distorta causata dalla coincidenza tra la loro età mentale –molto inferiore- a quella cronologica. Siamo nel pieno di una deriva di mancata educazione politica i cui effetti devastanti sono: l’inesistenza di una morale collettiva, di conseguenza la totale  assenza dell’idea di Bene. Le cause? La mancata educazione alla convivenza, l’assenza di oblatività, nullità di orizzonti affettivi, che hanno annullato un serio discernimento del proprio vissuto, sia individuale che collettivo. Privati da questa esperienza non si comprenderà mai la politica come servizio. In codesto contesto, la responsabilità non essendo esplicata attraverso la relazione, i poveri esseri non sanno rispondere a nessuno, neanche a se stessi perché privi di  relazione auto coscienziale. Quale metro di misura per descrivere il volto che non c’è? Un paesone in agonia intorno al quale continua l’ipocrisia di una facciata pubblica, continuando ad esibirsi sul palcoscenico delle proprie vanità, tuttavia, continuando a compiere cattiverie, a soddisfare i propri egoismi nell’indifferenza totale di un popolo distrutto e degradato a popolazione dormiente. Ci chiediamo: Quando il paesone tornerà ad essere popolo laborioso ricostruendo la propria identità lacerata? Se non v’è una presa di coscienza, il cancro che sta devastando il debole tessuto sociale, non solo, ma anche quello fisico, rischieremo tutti di essere travolti dall’indifferenza. La speranza noi la poniamo nelle prossime generazioni dedite allo studio e all’impegno, in modo particolare vi sono giovani che hanno il senso dell’etica della responsabilità e del sacrificio. Non a caso vi sono ragazzi che hanno rifiutato il benessere illegale del proprio genitore e vivono del proprio lavoro nell’onestà.  Una grande speranza per il futuro.
                                francescosaverioiaco@libero.it

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