Il grido di Giobbe

Pubblicato il da Iacolare Francesco Saverio

L’attuale situazione del paese Italia presenta un deficit operativo che ha reso molto più povera la sua comunità. La ragione non va ricercata, né nella fine della politica, né in quella dei partiti. La colpa è nell’incapacità culturale degli individui che, avendo la logica dello “stomaco”, non si sono mai preoccupati della dimensione culturale del futuro, costruito su basi dell’etica dell’alterità pubblica. L’attuale scomparsa della politica viene da lontano, dopo gli anni 80, quando il degrado della coscienza istituzionale interruppe la volontà di voler costruire un’ Italia con solide basi etiche. La frantumazione del blocco sovietico trascinò con sé la tensione ideologica dell’occidente che, comunque, le loro ideologie, al di là della condivisione o meno, creavano pensiero, attenzione, cultura. I vecchi partiti non avendo più uomini capaci di pensare culturalmente al futuro generazionale, rivolsero la loro attenzione agli interessi di “bottega” facendo crescere al loro interno soggetti corrotti dediti all’illegalità e all’esercizio strumentale del potere. Il parlamento diventò, e continua ad esserlo, luogo di corruzione e di illegalità. Inquisiti, ladri di regime, sono stati e sono coloro che hanno ridotto il sistema Italia allo sfascio totale. L’incapacità di gestire la cosa pubblica è la palese manifestazione della totale ignoranza culturale dei nominati dal regime. La conseguenza del vuoto politico, nel cuore delle istituzioni , ha generato un’implosione di tutte le periferie, in modo particolare le nostre, abitate perennemente da tutte le mafie che spadroneggiano nella totale impunità di un sistema giudiziario demolito, spesso, dall’interno. Un paese nel quale la politica non è stata in grado di porre ascolto  alle  istanze e ai bisogni provenienti dai cittadini onesti, laboriosi, dediti al rispetto delle regole. Oggi il grido disperato di “Giobbe” si leva da ogni angolo dell’Italia attraverso la morte di uomini con grande dignità che vengono suicidati da uno stato assassino, reso tale dagli imbonitori del potere a proprio uso e consumo. Un’Italia resa una semplice “espressione geografica” nel continente europeo. Milioni di italiani onesti si trovano nella condizione estrema ove viene meno la parola e, il linguaggio non è più in grado di esprimere l’esperienza di dolore che viene vissuto nell’attuale condizione di cambiamento esistenziale. Si sente il bisogno di una convocazione culturale che educhi all’etica della responsabilità individuale, una via, questa, sconosciuta ai nostri abitanti del palazzo. La banalizzazione delle responsabilità ha frantumato il mondo delle relazioni e la pedagogia della comunità, lasciando soli, nel loro silenzio doloroso coloro i quali che, per non tradire la loro dignità hanno “preferito” la morte .  Giobbe ebbe dignità e forza perché si rapportava con il silenzio di Dio dal quale scaturiva la speranza di figlio. La nostra epoca ha ucciso il padre, commettendo il reato di parricidio, prendendone il posto  e illudendosi di essere Dio ma, disconoscendo i suoi figli. La cultura dell’alterità deve ripristinare la solidarietà tra gli uomini se si vuole salvare la nostra frammentata umanità. Nel nostro piccolo paesone esprimiamo potenzialità culturali che risultano divise dalla mancanza di dialogo, e, di conseguenza, di relazione. Una relazione che può restituire agli uomini il “grido” di Giobbe con tutta la ricchezza dell’attesa, nella certezza di un tempo migliore. L’amore per l’alterità comunitaria può lenire il tempo del dolore, ripristinando la solidarietà tra gli uomini. Sono anni che invochiamo le istituzioni – sorde a qualsiasi richiamo  – a promuovere un forum di tutte le agenzie culturali presenti sul territorio, scuola,  chiesa,  istituzioni,  associazioni  ecc.. ecc.., così come ha ricordato l’avvocato Giovanni Bottone sullo scorso numero del giornale Abbì Abbè al nostro direttore, Sergio Pacilio. Una convocazione di tutte le energie dei molteplici saperi, compresi quelli delle diverse etnie reperibili sul territorio affinchè, nel nostro microcosmo, si possa arricchire la dimensione culturale dell’ alterità. La presenza femminile, nelle istituzione del paesone, potrebbe iniziare un cammino in tal senso, questo non solo per la diversa sensibilità del mondo di appartenenza, ma proprio perché, come donna, v’è una diversa predisposizione all’alterità e all’ascolto, doti codeste, che difficilmente si possano trovare nel patrimonio genetico dei brontosauri che affollano il palazzo. V’è ancora  circa un anno di agonia fino al prossimo turno elettorale e, il paesone, è sempre più lontano dalla dimensione della civiltà dell’ascolto. V’è una profonda incapacità pedagogica al dialogo , dovuta alla lunga conservazione egoistica di una vita fatta di sentimenti a tempo occasionale. La presenza di Angela Rispo, potrebbe…potrebbe… accendere un lumicino nella lunga notte tenebrosa delle iniziative istituzionali. Come la lunga sofferenza di Giobbe fu premiata dall’attesa, fatta di ascolto, così, noi, Giobbe del terzo millennio dovremmo sapere che in fondo alla sofferenza, v’è la certezza che Dio è in ascolto perenne. Una dimensione esistenziale che va compresa solo con grande  disponibilità alla spogliazione francescana. Lo spirito del forum dovrebbe essere quello della nudità di tutti gli egoismi per meglio comprendere l’uomo nella sua integralità. Temi questi sempre più incomprensibili nell’epoca di relativismo etico; tuttavia, se noi ci mettiamo in ascolto dell’altro, in modo disinteressato, possiamo trovare la via per una convivenza dal volto umano.

                                             francescosaverioiaco@libero.it

                                             blog- francesco saverio iacolare

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