Ipotesi di riflessione circa la mancata candidatura di Pianese
Sono diversi anni che il “sistema” Italia denuncia la sua inefficienza, il suo squallido fallimento attraverso “gettoni sociologici” come: crisi della politica, cattiva politica, antipolitica, corruzione della politica ecc.. ecc.. Nessuno però ha affrontato alla radici il dramma di un paese che somiglia sempre più ad un barcone alla deriva. Questi gettoni linguistici non hanno senso né significato. La grave crisi è la mancata formazione umana di una classe politica che dagli anni ottanta, in “società” con la camorra, ha spadroneggiato con tonnellate di miliardi di lire inventando un sistema di illegalità che è diventato Stato a tutti gli effetti. Oggi, essendoci uomini con coscienza e sotto la spinta dell’onestà delle nuove generazione, si cerca di ricostruire un paese responsabile. Nessuno ha avuto il coraggio di mettere in evidenza la crisi profonda dell’uomo, abbandonato nelle devastanti periferie dell’esser-ci i cui orizzonti tenebrosi, oscurati dalla mancata luce di un minimo di cultura, sono diventati sempre più limitati dall’egoismo e dall’interesse individuale. Tutti i governi succedutosi hanno dato spazio all’individuo, più facile da “governare” perché la sua visione della vita è solamente orizzontale, hanno ignorato volutamente la Persona perché i suoi orizzonti esistenziali hanno sempre messo in crisi i pigmei del potere, attaccati all’utile e non al bene. Da un po’ di tempo si sta facendo strada un percorso verticale della vita ove si toccano con mano le mille azioni di un volontariato che onora i giovani e tutti coloro che sono impegnati nel migliorare l’esistenza dei deboli. V’è una forte richiesta di cambiamento che emerge da un lacerato tessuto sociale che va in cerca di etica della responsabilità attraverso persone di formazione umana che sappiano distinguere la politica, intesa come diceva Papa Montini “il più grande atto di carità”, e la politica come interesse individuale. La mancanza di riflessione da parte di Pianese circa queste tematiche, lo hanno accompagnato nella “caverna del potere” schiavizzandolo in una realtà di platonica memoria. Aspirava ad essere un politico, purtroppo non si rendeva conto !!!!! che era solo una pedina periferica funzionale al sistema di una macchina mostruosa del potere ove la funzionalità di una micro rotellina veniva schiacciata rovinando via. Il politico è quello che costruisce il suo avvenire fuori da questi schemi che ricordano la “piovra”. La sua “delusione” , il suo essere “amareggiato” non hanno senso in un contesto ove i suoi compagni di viaggio lo hanno considerato sempre un ottimo “funzionario”, mai un politico perché nessuno di coloro che è integrato nel sistema conosce la politica ma, solo, occupano un gradino maggiore o minore nella gestione degli affari nei quali è incompatibile la dimensione interiore del bene comune. Il politico è un missionario del bene comune, è una madre che accudisce i suoi figli e li protegge dalle insidie della corruzione e dalla depravazione del potere. L’ingenuità di Pianese è stata quella di non riflettere circa “i segni dei tempi”, noi gli suggerivamo un totale cambiamento circa il suo futuro. Qualche tempo fa , dalle colonne di codesto giornale, lo abbiamo invitato a rinunciare alla “via” di Roma per meglio organizzare la “riserva di ricchezza” della sua coscienza e dedicarsi , con spirito libero, ad una diversa visione della vita comunitaria, in primo luogo la famiglia. Tutti nella vita abbiamo subito l’inverno della coscienza, un freddo nell’anima che gela l’esistenza, in modo particolare quando si prende coscienza , quasi per miracolo, di aver compiuto, purtroppo, un cammino non gratificante da un punto di vista della scelta personale. Oggi Pianese non è più quello…….“dell’altro ieri”,……. la sua evoluzione etica, morale, ma in modo particolare spirituale, ha compiuto notevoli passi avanti nella riflessione di ciò che sarà la sua nuova vita. Nel suo DNA non v’è mai stata l’adesione totale, né agli ambienti, né alle persone di cui fino a ieri è stato “costretto” a stare nel nome di una condizione economica che potesse assicurare “il futuro. Si doveva pagare un prezzo “all’appartenenza” della gestione del potere, una decisione trasversale che riteniamo liberatoria ma, in modo particolare, un’occasione catartica per riflettere circa il futuro con lo sguardo rivolto all’alterità. Il nostro paesone ha bisogno di un centro culturale per la formazione dei giovani ai quali bisognerebbe svolgere temi quali: Politica, Etica, Morale, Dialogo interculturale, Interreligioso, Accoglienza, L’Altro, ecc.. ecc.. Un aiuto serio e competente potrebbe essere dato dalla Chiesa del popolo di Dio e non quella curiale. Entrare in questa nuova dimensione di vita significherebbe avere la possibilità di esperire l’altra faccia della politica, quella che appartiene alla Persona e non all’individuo, avere la possibilità di scrutare la dimensione interiore, perché tenuta negletta per anni, e aprire nuovi orizzonti all’alterità, una dimensione sconosciuta, perché schiavizzata dalla dittatura dell’egoismo, in modo particolare dall’ignoranza circa la conoscenza del bene. In questa ipotetica riflessione esistenziale, riteniamo la mancata candidatura al senato un bene da poter epletare attraverso la creazione di una Fondazione che bandisce l’egoismo politico e fonda le sue radici sull’accoglienza, l’alterità e il bene comune. Questa è Politica, il dono di sé è la più grande gioia che l’uomo possa compiere nei confronti del proprio simile, senza nulla aspettarsi in cambio. Speriamo che i prossimi aspiranti alle elezioni di maggio possano avere una formazione umana capace di spingerli ad un confronto dialettico di vasti orizzonti. Se Pianese crede di avere un ruolo nella formazione delle liste , questa è un’occasione per dimostrare la volontà di cambiamento –se questa c’è- ed escludere, per “brontosaurità” culturale, tutti i consiglieri uscenti, perché legati ad un mondo non più in uso in quanto becero e decadente. Diversamente, se anche questo non è possibile, e non sarà possibile, Pianese deve ritirarsi dal palcoscenico dell’ipocrisia e ritrovare il se stesso inedito agognato da anni. La nostra ipotesi di riflessione, rivolta ad un amico dell’adolescenza, è finita. Abbiamo esposto la povertà del nostro pensiero, come sempre, nella profonda buona fede e con onestà intellettuale, cosa rara in contesti ambientali come il nostro. Ho goduto sempre della massima libertà perché mi è stata concessa come dono interiore, mai uomo o minaccia ha chiuso l’uscio del mio pensiero e della mia parola. Grazie a te Giovanni Pianese che , comunque ,mi hai dato la possibilità di “dialogare “ con il tuo assordante silenzio di etica sociale vestito di timidezza. La mia libertà affonda le sue radici nella precarietà di ciò che siamo, noi siamo comunque capace di amare l’altro pur negando se stessi. Se il granello di sabbia non muore non vi sono frutti, l’uomo che muore nell’azione quotidiana fatta per il bene del proprio simile genera frutti per la costruzione del “Regno”.Tutti noi, che crediamo di essere credenti, dobbiamo testimoniare con azioni di bene il nostro essere operai del “Regno” .
Francescosaverioiaco@libero.it
+